Io non sono un fanatico del retrogaming, né tanto meno sono uno di quelli che dice "Ah, i videogiochi di una volta erano belli a differenza di quelli di oggi". È solo che da qualche settimana sono riuscito a recuperarmi una PS2 e con essa titoli appartenenti alla mia infanzia videoludica. In alcuni casi parliamo addirittura di videogiochi che non ero riuscito neppure a finire all'epoca. Per cui allora mi sono detto: perché allora non far riscoprire alcune perle del passato tramite la recensione di uno che ci ha appena (ri)giocato? Dunque, eccomi qui a parlare di Primal!
Intendiamoci, nonostante il nome da rubrica le "RetròRecensioni" saranno tutto tranne che fisse e regolari, non ho così tanto tempo da dedicare al retrogaming. Detto questo stiamo parlando di un titolo uscito esclusivamente per PlayStation2 nel 2003, ma che è possibile acquistare e giocare in formato digitale sulla PS4, sviluppato dalla SCE Cambridge Studio (quelli che hanno creato MediEvil per intenderci). Un'avventura platform dalle forti tinte dark, tra regni demoniaci e forze primarie, forse fin troppo sottovalutata all'epoca. Andiamo alla sua (ri)scoperta?

Svegliarsi come spirito in una stanza d'ospedale non sembra il miglior modo per cominciare, eppure…
QUATTRO REAMI DA ESPLORARE
La trama generale di Primal è piuttosto semplice. La protagonista, Jennifer, dopo essere stata aggredita da un demone mostruoso si ritrova in bilico tra la vita e la morte, ed il suo spirito viene richiamato da una gargoyle rocciosa vivente di nome Scree. In maniera piuttosto frettolosa veniamo a sapere che oltre alla dimensioni dei mortali ne esiste una demoniaca, Oblivion. Un'entità chiamata Abaddon, incarnazione del Caos, sta facendo di tutto per stravolgere l'esistenza e manco dirlo dovremo essere noi a risolvere la situazione. Ma se la trama sa tanto di già visto, la lore è tutto un altro paio di maniche.
Infatti l'Oblivion è diviso in quattro regni, ciascuno con la sua razza demoniaca, il suo sistema di leggi e la sua cultura. Addirittura esiste una lingua demoniaca che quando presentata non avrà neppure i sottotitoli tradotti! La caratterizzazione delle varie ambientazioni e dei vari personaggi è davvero ben curata, con i quattro reami ben distinti gli uni dagli altri. Ci ritroveremo quindi a dover passare da una società tribale ad una tecnologicamente avanzata, tra popolazioni oppresse e nobiltà corrotte. Il tutto in un set di paesaggi che spaziano da piane innevate a vulcani infuocati.
Non c'è ombra di dubbio che sia il punto di forza di Primal, capace di far avanzare anche solo per vedere come saranno le ambientazioni successive. Senza contare che di fianco alla trama generale ve ne sono altre quattro, ciascuna che si apre e chiude all'interno di uno stesso regno, le quali permetteranno di scoprire le varie caratteristiche fisiche e sociali di ogni razza demoniaca che incroceremo. Aggiungete al tutto una caratterizzazione dei personaggi ben realizzata ed un doppiaggio, anche italiano, godibile per ottenere un gioco che sa affascinare grazie alla sua grande immersività.

Voi non vi immaginate quando possa essere utile un mini gargoyle!
TRASFORMAZIONI: IDEA OTTIMA, REALIZZAZIONE SOTTOTONO
Passando al gameplay, esso si alterna tra fasi di esplorazione delle varie location, con frequenti puzzle ambientali ben congegnati, e fasi di combattimento. Il piccoletto Scree non potrà combattere, ma potrà utilizzare il suo corpo per poter scalare le superfici. Inoltre può trasferire il suo spirito in alcune particolari statue per poterle muovere e compiere determinate azioni. Infine potrà assorbire ed immagazzinare della energia, la quale verrà poi utilizzata per poter curare la vita delle quattro forme demoniache di Jen…aspettate, ho appena detto "forme demoniache"?
Eh sì, una della particolarità di Primal risiede nel fatto che la protagonista può trasformarsi in versioni ibride delle quattro razze, vale a dire Ferai, Undine, Wraith e Djinn. Le acquisirà man mano che si procede e ciascuna porterà, oltre ad un cambiamento di aspetto, determinate caratteristiche. La forma Ferai permette di saltare più in alto e a lungo, mentre la Undine consente di nuotare sotto acqua. La modalità Wraith può distorcere il tempo per risolvere enigmi basati su timing fin troppo stretti, mentre infine la Djinn dispone di due modalità diverse di combattimento.
Nonostante sia concettualmente una cosa interessantissima, purtroppo la messa in pratica smorza un po' i toni. La prima forma tornerà utile per la prima metà del gioco, ma già la forma sottomarina sarà largamente utilizzata nel secondo regno (manco a dirlo subacqueo) per poi tornare utile solo un paio di volte successivamente. La forma Wraith è quella poi più sprecata visto che, ho contato, la sua abilità sarà utilizzata appena quattro volte. Senza contare poi che l'ultima non aggiunge niente in termini di esplorazione ma soltanto in termini di combattimento. Ed è qui che purtroppo arriviamo al vero tasto dolente.

Una delle quattro forme demoniache di Jen, in cui si miscela il suo corpo umano con i tratti caratteristici dei vari demoni
UN VERO PECCATO IL COMBAT SYSTEM
Il Combat System di Primal è uno dei peggiori che abbia mai provato. D'accordo, utilizzare i pulsanti dorsali al posto dei soliti è una scelta interessante, ma innanzitutto dispone di un sistema di combo così accennato da risultare praticamente invisibile. Vi sono due attacchi di base, un altro più potente ma lento, la spazzata, la parata e una mossa finale per finire i nemici. A leggerla così non sembrerebbe poi così terribile, ma i combattimenti si trasformano praticamente in un mesh frenetico di tasti. Vi giuro, in un paio di frangenti speravo di non incontrare i nemici proprio perché non volevo combattere!
Che dire del resto? La grafica è molto buona – ovviamente riportatela al suo periodo – così come la colonna sonora pur non essendo nulla di memorabile risulta orecchiabile e ben diversificata, avendo utilizzato sia un'orchestra sinfonica con coro sia un gruppo punk/rock. Tirando quindi le somme generali, Primal si dimostra un gioco godibile, che affascina e cattura grazie alle sue ambientazioni, portandolo in dei mondi allo stesso simili al nostro ma allo stesso completamente differente. Un vero peccato per il combat system, il quale rovina parzialmente l'esperienza di gioco.
Quindi Primal è un gioco sottovalutato? Probabilmente sì, perché se escludiamo il battle system ci ritroviamo di fronte un gioco ben curato in termini sia di lore sia di game design. Volendogli dare un voto direi che un 8.5 non glielo leva nessuno (si meriterebbe un 9, ma BS pessimo e trasformazioni un po' sottotono abbassano la valutazione). Vale la pena essere recuperato? Sì, soprattutto se siete giocatori molto interessanti alle ambientazioni e al coinvolgimento. Come già detto sopra, se disponete di una PS4 lo potrete trovare a poco prezzo sullo store online. Non aspettatevi un capolavoro, ma se vi farete prendere dal "mood dark" passerete 15/20 ore di gioco parecchio interessanti.
E voi, ci avevate già giocato a Primal e/o lo vorreste recuperare? Fatemi sapere la vostra in un commento qua su Dal Tenda oppure sui social! Noi ci rivediamo ad un prossimo articolo!
– Fulvio "Magnamon88" Nicolamaria
Magnamon88
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